Alex Seel
“Spell On A Tin Drum”
Alex Seel, 2019
Il londinese Alex Seel, qui al secondo album in studio, se non andiamo errati, è un ottimo chitarrista acustico e vocalist (basti solo l’iniziale spanish tinge della significativa Take This Guitar), che in un disco decisamente curato, nei suoni, in certi forbiti e misurati arrangiamenti, nella limpidezza delle linee, anche quando avvolte da un più ampio scenario timbrico (si ascolti la luminosa corale di ottoni in Grass Is Greener), snocciola abilmente una creativa manciata di song, tanto senza pretese quanto intelligentemente intrise di riferimenti. Seel rievoca alla sua maniera i vari John Renbourn e Bert Jansch (per esempio nella più intarsiata ed elegante The River), Wizz Jones (come in Practical Mind), la classica spensieratezza di Paul McCartney (nel ritornello di Eyes Wider Than) o i Pink Floyd trasognati e melodici di A Pillow Of Winds (si ascolti l’aerea e rallentata Blue Sky In Our Hands), con ariosa naturalezza e quasi una sorta di dimessa non curanza. Un nuovo artigiano della canzone britannica. Peccato per la brevitas. Marco Maiocco